di Andrea Ermano
Prima di arrivare alle "due file" del titolo ci sarebbe un importante interrogativo da affrontare: «Sono i medici che decidono quando i nostri diritti possono o devono essere sospesi?», si domandava qualche giorno fa l'ex "ideologo" del M5S, Paolo Becchi.
La questione di cui sopra è articolata dal professor Becchi così: «A chi spetta dire se questa "emergenza" sia tale da giustificare decisioni estreme? Ridotto all'osso: emergenza reale o costruzione di uno stato di emergenza? I morti. Li contiamo tutte le sere. Quanti siano i deceduti solo a causa del virus questo però nessuno lo dice. Che ogni anno circa 8000 persone muoiano per l'influenza stagionale anche su questo è meglio sorvolare».
Che cosa teme il professore genovese? Che un popolo "privo di anticorpi" possa affidarsi ciecamente al solito circolo mediatico, avallando "misure via via sempre più restrittive" e finisca così per accettare tutto: «Sono bastati 8000 contagi, e la paranoia per la propria pelle alimentata in modo ossessivo dai media, a convincere gli italiani a buttare nel cesso, in un pomeriggio, tutti i loro "diritti fondamentali"», conclude Becchi, ma forse un po' troppo facilmente.
Perché, è ben vero in termini generali che l'Eccezione tenda storicamente a identificarsi con la Norma. Walter Benjamin nel 1939, all'indomani del Patto Molotov-Ribbentrop, scrisse nelle Tesi sul concetto di Storia, suo testamento spirituale: «La tradizione degli oppressi c'insegna che lo "stato d'eccezione", nel quale viviamo, è la regola» (Tesi VIII).
Non c'è dubbio che stiano accadendo, proprio ora e proprio sotto i nostri occhi, cose assai rischiose e per la democrazia e la pace nel mondo, o quel che ne resta. E però, nella specificità del Coronavirus, non ci si può limitare a parlare di 8000 morti d'influenza né di 8000 contagi.
Ben altra la dimensione del problema!
Se si calcola che «il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva» (dato CNR citato da Giorgio Agamben) – questa percentuale, per quanto apparentemente bassa, proietta sul piano mondiale 200 milioni di trattamenti intensivi. Il numero di persone in stato di criticità vitale potrebbe allora salire in Europa fino a 12 milioni e in Italia fino a 1,5 milioni. Cifre ingestibili per i nostri sistemi sanitari, indeboliti dai tagli dell'età liberista.
Quindi, occorre rallentare la diffusione e guadagnare tempo. Questa la strategia ufficializzata all'ONU dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Insomma, fermo restando che occorre tenere gli occhi bene aperti, sarebbe assurdo voler applicare qui e ora la categoria della congiura alle strategie di contenimento dell'OMS, accolte praticamente da tutti i leader mondiali. Ciò detto, veniamo alle "due file" del titolo.
1) La lunga fila di camion dell'Esercito italiano a Bergamo riassume meglio di mille parole l'essenza della situazione eccezionale.
I quotidiani italiani riportano che (parole loro) «la colonna militare era lì per raccogliere una sessantina di bare contenenti le salme di pazienti morti a Bergamo e da trasportare ai forni crematori delle altre regioni dove alcuni Comuni si sono resi disponibili ad accettarle».
Ecco, su questo il professor Becchi ha ragione da vendere. C'è come un accanimento nella psicosi mediatica: "colonne militari", "bare", "forni crematori"... Scelte lessicali ossessive, che fanno correre i brividi lungo la schiena.
2) A fianco di quest'immagine bergamasca viene giustapposto dai media un appello della youtuber italo-statunitense, Clio Zammatteo aliasClioMakeUp: «Sono scappata da New York, ho paura: qui fanno la fila per le armi!».
L'accostamento della luttuosa "fila" bergamasca alla "fila" di liberi cittadini del Far West all'entrata delle armerie d'America per accaparrarsi fucili e revolver: tutto si ricombina nelle giustapposizioni allusive dei giornali e telegiornali, nelle casualità disordinate dei blog e nel caos delle nostre teste balorde.
Siamo entrati in una situazione sociale ed economica senza molti precedenti. Sembra il copione inedito del film Da Roosevelt a Reagan. E ritorno. Il giornalista Tamburini sul quotidiano della Confindustria Il Sole 24 ORE afferma che occorre mettere in conto un grande crollo dei consumi derivante da una serie di fattori: «il blocco del turismo, la Caporetto delle compagnie aeree, la caduta verticale delle vendite di auto e moto, lo stallo generalizzato dei settori industriali (a parte eccezioni come l'alimentare e il farmaceutico)». E lo tsunami non risparmierà le banche, le quali a loro volta non potranno concedere facilmente «crediti o capitale ad aziende che... hanno soltanto costi e non ricavi». A un certo punto «le imprese inizieranno a saltare come birilli».
Come può l'Italia evitare un'ecatombe imprenditoriale di massa?
Quel che serve, conclude il giornalista sul Sole 24 Ore, è «l'equivalente di quello che è stato nel Dopoguerra il Piano Marshall per la ricostruzione».
Come l'industria tessile viene riconvertita alla produzione di mascherine, così il "liberismo selvaggio" di ieri si tramuta oggi in "liberismo solidale e di solidarietà liberale".
Ecco la nuova morale, in stile libero liberale. Ieri si privatizzavano gli utili. Oggi si socializzano le perdite. Domani si vedrà.
Si parla sui giornali di alcune migliaia di miliardi mobilitati nelle misure di politica economica. Gli USA hanno messo sul tavolo 1000 miliardi, la BCE 1100, la Germania 550, la Spagna 200, in Italia si parla di un "effetto volano" intorno ai 350 miliardi, la Francia non potrà essere da meno, mentre si attendono notizie analoghe dal Canada, dalla Gran Bretagna e dagli altri paesi occidentali. A occhio e croce si tratta di uno stanziamento pubblico pari a ca. 3500-4000 miliardi di dollari, che serviranno in parte a salvare le banche, in parte le imprese, in parte a garantire l'integrazione dei salari.
A chi appartengono questi soldi?
Non ai "mercati", non ai "benefattori", non alle multinazionali, non alle banche. Questi soldi appartengono ai contribuenti dei singoli stati, cioè ai cittadini.
Ergo, i tanto vilipesi "rappresentanti politici" hanno ora in mano una immensa possibilità di dare forma a ciò che verrà. Il fatto che una possibilità così improvvisa e così massiccia ora semplicemente sussista: questo fatto – se non tutto è inganno – determinerà un profondo e vasto mutamento degli equilibri in cui abbiamo vissuto. Fin qui.