mercoledì 22 giugno 2011

Dalla parte della Fiom


Tra la Federazione Italiana Operai Metalmeccanici e l'arroganza del potere – sappiamo da che parte stare.

Arciriformista il centrosinistra non meno del centro e della destra. Sinceramente riformisti gli ex missini, gli ex golpisti e persino i lobbisti dello IOR, i sette volte ministri. 
I dioscuri riformisti tessono sottili disegni riformisti. I socialisti sono ovviamente riformisti, gli ex carristi tanto quanto i maccartisti, gli ex miglioristi, i ministri, gli amici dei leghisti. Tutti riformisti.
Ci sono voluti i secoli affinché si affermasse questo buonsenso pan-riformista, per cui è sempre meglio migliorare il governo e l'economia di un paese senza spargere neanche un centilitro di sangue, invece che mandare in rovina ogni comparto della convivenza civile e le tensioni, e le stragi, e il terrore e il sangue a fiumi e ruscelli. 
Il riformismo è decisamente meglio del controriformismo, per questo ha vinto i suoi terribili nemici ideologici raggiungendo un consenso universale. Dunque, l'Italia vivrà una fase di riforme? Ormai basta solo concordare quali.
Sul piano del governo del Paese ci sarebbe questa grande riforma: la Costituzione-più-bella-del-mondo. Perché non rispettarla? A partire dall'articolo 1, che fonda la Repubblica sul Lavoro. 
Perché non restituire al lavoro la sua dignità costituzionale fondamentale?
Non illudiamoci, in Italia non ci saranno riforme senza una sinistra forte, che non può esistere se non ritorna alla casa madre, nel nucleo permanente degli ideali da cui è nata, superando nel segno della dignità del lavoro un lungo dissidio fratricida.
Come la FIOM – anche questa testata ha superato (da qualche tempo, invero) i centodieci anni di onorato e fedele servizio nel segno della dignità del lavoro.
Quando la FIOM aveva quattordici anni, dopo la prima Guerra di Libia, ci fu un tempo in cui organizzavamo, insieme alla FIOM e alla CGL, le salve di fischi contro i comizianti guerrafondai, ovunque si presentassero.
Ricordiamo qui una di quelle contestazioni, avvenuta a Zurigo nell'agosto del 1915 ai danni dal deputato Agnelli, un liberal-nazionalista lombardo, omonimo degli altri Agnelli, quelli piemontesi, i quali insieme a Mussolini trascinarono l'Italia nella Prima guerra mondiale. Che portò al fascismo. Che portò alla Seconda guerra mondiale.
Nei momenti storici decisivi, nel 1915 come nel 1943 (quando lo sciopero generale diede una spallata al fascismo), noi – tra la Federazione Italiana Operai Metalmeccanici e l'arroganza del potere – noialtri abbiamo sempre saputo da che parte stare. Stiamo dalla parte della coraggiosa FIOM.
Anche perciò, alle lavoratrici e ai lavoratori, alle compagne e ai compagni della FIOM, cui ci sentiamo profondamente legati, i nostri più fervidi auguri!
"Il deputato Agnelli, (...) venuto a Zurigo a inneggiare alla bella guerra è stato cucinato in salsa piccante. (...) Fischi tanti e così acuti, da sembrare una stazione ferroviaria al momento che partono ed arrivano una cinquantina di treni. (...) Poi il pubblico ha intonato gl'inni sovversivi, dall'Inno dei Lavoratori ai canti del Gori (...) :

Sotto il vel di patrio amore,
gettan l'odio tra i fratelli,
ma dovunque è un oppressore,
un fratello oppresso sta.".

Da L'Avvenire del Lavoratore, 28 agosto 1915
Editoriale di Andrea Ermano - 19.06.2011

Succedono cose a Milano


28.05.2011
Se invece che al galoppatoio di Villa Borghese, il marziano Kunt fosse atterrato qui, mi domando come sarebbe finita, quella storia…
di Giuliano Pisapia
C'è una Milano, in questi giorni, che perfino io non riconosco. La Milano che avevo nella memoria e che ho nel cuore. La Milano che sembrava scomparsa e che invece è tornata prepotente alla ribalta. Piccole storie, grandissimi segnali.
Piazzale Buozzi, chiosco di Giannasi, sette della sera: c'è una fila di persone che vogliono comprare il pollo allo spiedo e c'è una coppia ben vestita che salta la fila; la signora che protesta per l'usurpazione viene messa a tecere con arroganza e dal fondo una voce dice: "Non importa, signora, si vede che quei due sono incazzati perché non hanno votato Pisapia". 
Scrive sul suo blog elettorale Fabrizio Ravelli, storia firma di Repubblica: "Al di là dei programmi, delle chances di vittoria, dei contatti con gli elettori, c'è un piccolo effetto che Giuliano Pisapia può rivendicare. La sua calma ha contagiato una bella fetta di Milano, città che in questi anni s'è fatta via via sempre più rancorosa e scortese. Forse anche di questo avevano bisogno i milanesi che l'hanno votato, di sentirsi forti senza rabbia. Prima o poi, il pollo arriva".
E quello che mi ha raccontato Carlo? Siamo al Pam di via Olona, la solita fretta della spesa, e però stavolta succede quello che non succedeva mai: "E allora, è pronto a tornare a votare domenica prossima?". – "Sì, certo, e lo sto dicendo anche a tutti: c'è un'atmosfera meravigliosa, in questa città". Lei si chiama Veronica, è la cassiera del supermercato. Carlo faceva la spesa da dieci anni in quel supermercato e non aveva mai scambiato una parola con la cassiera.
So che non trovate materiale nelle nostre sedi. So anche perché, però… Ieri abbiamo rifornito tutti ma in due ore tutto il materiale – braccialetti, borse, magliette, girandole, volantini – consegnato è andato esaurito. Stiamo lavorando,  tranquilli: vedrete che ce la facciamo a colorare di arancione la città.
Ecco, queste sono le cose che succedono…

Solidarietà con Anita Thanei


Editoriale di Andrea Ermano - 24.05.2011
Cinque anni fa il Cooperativo, storico locale antifascista e sede dell'ADL, venne sfrattato: "A partire dal 31 dicembre 2006 non esisterà più", dichiarò nell'agosto di quell'anno il vicedirettore di una potentissima amministrazione immobiliare zurighese alla stampa.
La sinistra insorse, ma il colpo sarebbe andato a segno se l'avvocato del Coopi non fosse riuscito a vincere un difficile ricorso.
Quell'avvocato si chiama Anita Thanei, atorevole esponente parlamentare socialista e presidente dell'Associazione Inquilini.
Sabato 14 maggio 2011 una platea un po' distratta di delegati di sezione cantonale del PS svizzero ha decretato (con settantadue voti contrari) che Anita Thanei e solo lei non potrà ripresentarsi al giudizio delle urne nell'autunno prossimo.
Sulla base di procedure improvvisate e bizzarre l'on. Thanei è stata dunque esclusa, cinquantaseienne, "per ragioni d'età" da una lista di 34 candidati per il rinnovo del Consiglio Nazionale; eppure i cinque capolista sono anch'essi dei cinquanta-sessantenni, forse spaventati dalla concorrenza della popolare deputata.
L'on. Thanei gode di buon nome, per integrità morale e alta competenza professionale. In un recente reportage sulle opacità amministrative della FIFA di Sepp Blatter il settimanale Der Spiegel parla di Anita Thanei come di una "autorevole presidente della Commissione giustizia al Consiglio nazionale elvetico", una donna fortemente impegnata nella lotta alla corruzione.
Date per elevate le probabilità di vedere rieletta la prestigiosa esponente socialista grazie a un consenso mai inferiore ai centomila voti, ben oltre i confini del suo partito, appare tanto più incomprensibile un'esclusione che può danneggiare seriamente i socialisti anche per le modalità assurdamente punitive con cui ha avuto luogo: l'esito della votazione segreta è stato comunicato a un'interessata sull'orlo delle lacrime, sotto le telecamere accese, senza preavviso, senza un fiore, senza un "putroppo" e senza nemmeno un ringraziamento pro forma dopo tuta una vita d'impegno politico.
La rozza procedura, priva di riguardo umano, è naturamente diventata la notizia d'apertura dei telegiornali in prima serata e ha scatenato un'ondata d'indignazione che crese e si diffonde in rete, ma anche nei media tradizionali.
Nel loro seguitissimo programma di satira televisiva, il duo Giacobbo-Mueller ironizza sulla presidenza cantonale del PS: "Una volta i socialisti ammazzavano i cavalli di razza dopo il traguardo, adesso li macellano prima ancora che possano correre". Decine e decine di articoli e lettere sono apparsi sui giornali in questi giorni.
L'ex deputata argoviese Agnes Weber ha pubblicato su suo sito una lettera di protesta (vai al link) nella quale respinge tanto i modi quanto l'esito della scelta discriminatoria, chiedendo che sia il popolo, e non una fazione, a decidere se Anita Thanei debba o non debba ritornare in autunno nel Parlamento di Berna.
Centinaia di esponenti della società civile, del mondo politico, della cultura e delle professioni, ma anche lavoratori, sindacalisti, casalinghe, studenti e pensionati, hanno aderito alla protesta.
Anche il Coopi e L'ADL sostengono l'iniziativa di solidarietà con Anita Thanei e invitano tutti a sottoscrivere la lettera di protesta visitando questo sito:

Lutto e lotta

Editoriale di Andrea Ermano - 9.04.2011

 

Dopo l'ennesima tragedia migrante, per altro annunciata, si fatica a parlare.

    Esprimiamo il nostro lutto più profondo.

    Il Mediterraneo sta diventando una fossa comune. Per ragioni geopolitiche e macro-economiche il Mediterraneo è coinvolto in una furiosa accelerazione della Storia che lo sospinge al centro di tensioni, pressioni e appetizioni gigantesche.

    Non ci sarà pace senza giustizia né giustizia senza rispetto per l'altrui dignità.

    Non c'è rispetto umano né giustizia né pace nel lasciar affogare donne, uomini, anziani e bambini – migranti senza nome, in viaggio verso di noi, alla ricerca di questo, e solo di questo: un'opportunità di vita.

 

Ci appelliamo a coloro che leggono L'ADL, a tutte e a tutti, affinché portino avanti ovunque, nelle forme possibili, una civile lotta contro l'attuale stato di cose, che è disumano e che va cambiato.

    Occorre lavorare tutti a un vasto processo di estensione della democrazia e di intensificazione della cooperazione internazionale, solo esso può creare le condizioni di governabilità strutturalmente necessarie a evitare nuove tragedie.

    I governi delle nazioni (le nazioni sono, tra parentesi, il luogo in cui le destre europee vaneggiano di potersi andare rifugiare) non riescono a governare la caotica complessità del mondo contemporaneo.

    Questo accade sostanzialmente perché, senza l'impegno (non acritico) di ciascuna e di ciascuno di noi, la caotica complessità del mondo contemporaneo è in tutta evidenza irriformabile, cioè ingovernabile.

Quale storia attende laggiù la sua fine?

Editoriale di Andrea Ermano - 26.02.2011
 
Ha avuto l'idea di sgominare l'opposizione, rea di voler scendere in piazza contro l'aumento del pane. Ha assoldato accolite di mercenari stranieri, di fronte ai quali il popolo libico si è ribellato. E lui allora gli ha scatenato addosso l'aviazione militare che ha bombardato la folla manifestante. Ne è conseguita un'insurrezione generale. Lui ha definito "ratti" gli oppositori e si è asserragliato nel suo bunker dove attende ora l'arrivo degli insorti.
Come definireste questo despota?
Il nostro attuale Presidente del Consiglio dice trattarsi di un "pazzo".
Dunque, sarà stato per assecondare un pazzo che l'Italia ha firmato trattati d'imperitura amicizia, erogando finanziamenti miliardari, in una ridda di forniture miliardarie, per armi e tecnologie militari contro gas e petrolio. Una gigantesca "psicoterapia"?
Nella transizione libica dal reality alla realtà si è spalancata una fossa, con dentro migliaia di morti e feriti. Ma già prima non si contavano gli orrori commessi ai danni dei profughi sub-sahariani nelle operazioni di "trattenimento" libuco-italiane.
Circa la sanguinosa repressione di questi giorni, Emma Bonino ha denunciato la presenza di cittadini europei, e in particolare italiani, tra i mercenari accorsi a Tripoli per qualche migliaio di dollari al giorno.
Il tramonto di una dittatura "non sempre annuncia l'alba della democrazia", come nota proprio da queste colonne Renzo Balmelli, che per inciso è stato uno dei non molti commentatori ad aver preannunciato sonni poco tranquilli per il Colonnello (vedi ADL 12.2.11).
Non dimentichiamo che la Libia è un paese nel quale abbondano le fonti d'energia. Soprattutto il deserto offre nuove prospettive, gigantesche, di sfruttamento della radiazione solare. Quale storia attende laggiù la sua fine?