di Andrea Ermano
La civiltà ellenistica, fondata da Alessandro il Grande, sortì effetti d'immensa portata: la genesi dell'Impero romano, la nascita del Cristianesimo e alla fine dei conti l'emergere dell'Occidente come attore di una mondializzazione che iniziò, a ben vedere, ventitré secoli fa e che costituisce dunque un fenomeno non solo caratterizzato dalla scienza-tecnica moderna, ma anche venato profondamente d'implicazioni etico-giuridico-culturali oltre che economiche e politiche.
Se i trionfi di Alessandro costituiscono un fatto assiale della storia umana, il fatto cosmopolitico più rilevante, da Alessandro ai giorni nostri, è dato in tutta verosimiglianza dall'elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti.
Pronuncio questa tesi, che suona un po' folle al mio stesso orecchio, senza sottenderle alcunché di trionfale e men che meno di trionfalistico. Perché, se Alessandro simboleggiò l'impulso costituente della Cosmopolis, ossia di un lungo processo storico, per altro travagliatissimo, che però in modo abbastanza consapevole puntava fin dall'inizio all'unificazione sub lege dell'intero genere umano... E se quell'impulso resta ampiamente attuale nell'era contemporanea... Se questo fu e resta Alessandro nella sua gigantesca significanza, ebbene l'enorme rilievo cosmopolita della vittoria presidenziale di Barak Obama appare invece di tutt'altro segno: non trionfale, dicevo, e anzi altamente drammatico, perché legato a doppio filo all'interrogazione dell'umanità rispetto al proprio futuro, incertissimo.
Il maestro del maestro d'Alessandro disse che dove c'è un sommo pericolo, là c'è anche una grande speranza. Quest'antica sapienza platonica fotografa il clima attuale: la nostra disperazione, e quindi la nostra speranza.
Il significato cosmopolitico di Barack Obama appare drammaticamente unico perché proporzionale alla risonanza che quest'elezione statunitense ha incontrato nelle menti e nei cuori di miliardi di persone come noi: persone che intuiscono le sfide di fronte alle quali siamo tutti interpellati, e di fronte alle quali vediamo soprattutto convocate le generazioni dei nostri figli.