venerdì 18 luglio 2008

Figli di un destino cinico e baro?

di Andrea Ermano
"E allora prendete un passaporto e andate tutti a..."  l'orazione pubblica di Beppe Grillo ai manifestanti "No Cav Day" di Piazza Navona si era conclusa una decina di giorni fa con il solito "vaf..." alla politica italiana, incluse le più alte cariche dello Stato.

Grillo incarna ormai due detti marxiani. Il primo riguarda la situazione che si ha quando la classe dirigente di un paese ne costituisca il maggior impedimento allo sviluppo: è, questa, la situazione rivoluzionaria. Il secondo detto marxiano allude a certi corsi e ricorsi storici che dapprima si presentano come tragedia, poi come farsa. In Grillo la rivoluzione italiana è la farsa da un comico patriota che non significa nulla.

Ma la Guzzanti supera Grillo sia in comicità sia in patriottismo. L'esito ne risulta rovesciato. La farsa viene ricatapultata nella rivoluzione e la corte papale tra i diavolacci dell'Inferno, come in Dante.
Non potendo sorpassare in arditezza tutto ciò, Antonio Di Pietro ci ha messo qualche giorno per raccogliere le idee, finché l'arresto del governatore abruzzese Del Turco è sopraggiunto a togliergli ogni imbarazzo:
ecco l'inizio di una nuova Tangentopoli in un paese corrotto più che mai!
Ma se c'è un Grillo per ogni Sabina Guzzanti non manca neppure un Cavaliere per ogni Antonio Di Pietro. Ed ecco dunque Berlusconi che spiega il caso Del Turco alla nazione: ennesimo teorema cui certa magistratura ricorrerebbe per condizionare la vita politica!
A questo punto il procuratore dell'indagine abruzzese non poteva che convocare una conferenza stampa. In essa egli negava recisamente la tesi del teorema ed elencava invece una lunga serie di fatti date dati, sostanzialmente riconducibili alle dichiarazioni di un ras locale, postosi sotto l'egida della magistratura, come pentito, un attimo prima che lo arrestassero in quanto corruttore.

Le tangenti del pentito sarebbero a Del Turco servite all'acquisto di tre case a Roma nonché "a comprare il passaggio di otto senatori" dello SDI nelle file del PD.

Qui manca il riscontro. E' vero infatti che il governatore aveva abbandonato il Partito Socialista per entrare nel Partito Democratico. Ma i senatori? Se lo SDI ne avesse avuti otto, di senatori, il Governo Prodi sarebbe ancora in carica.

Il neo segretario del PS, Riccardo Nencini, cioè la parte (teoricamente) lesa, conferma che "non c’erano senatori socialisti. Se anche vi fossero stati, non sarebbe stata un’operazione praticabile perché i socialisti non sono in vendita".

In effetti, se uno resta socialista nel 2008 sembrerebbe meno in vendita di altri. Ma i media su Del Turco hanno ugualmente rinverdito la favola nera: ex socialista, dunque corrotto. Vabbè, ma Del Turco è stato tante cose: non solo segretario del Psi, ma anche segretario generale aggiunto della Cgil, ministro delle Finanze, presidente dell'Antimafia.

No. Del Turco è un ex segretario del Psi. Vabbè, ma vi sembra giusto che poi la gente attribuisca la colpa del persistente malaffare italiano ai "craxiani" che continuano pervicacemente a inquinare il Paese degli Onesti.

No. Del Turco è il successore di Craxi, un uomo chiamato cinghiale e assurto a simbolo del malaffare italiano.
Sarà dunque a causa dell'autodistruttività intrinseca al "male" che il mestiere di leader socialista nel nostro Paese appare tanto foriero di disgrazie?
Nessun leader socialista, neanche quelli universalmente riconosciuti come galantuomini, è sfuggito a una qualche "disgrazia". Turati venne disgraziatamente massacrato di botte e morì in esilio. Matteotti fu seviziato e assassinato. Saragat e Pertini finirono in galera, al confino, in esilio, ma sopravvissero e divennero Capi di Stato.

Come loro, anche Nenni, dopo un duro esilio, rientrò in Italia, tra mille onori, e alla fine fu nominato senatore a vita.

Del pari fu senatore a vita anche Francesco De Martino, che però ebbe un figlio rapito dalla camorra.
Ma ecco un dubbio. Forse che in Italia anche i nostri ideali migliori siano caduti ostaggio di un destino cinico e baro?

Il punto sta proprio qui. Noi socialisti siamo sommessamente convinti che il destino passa e gli ideali restano.