mercoledì 28 settembre 2011

Viste da Berlino

Gerusalemme, Atene, Roma e persino Parigi

 

di Andrea Ermano  

 

Per l'Europa l'evento politico di questa settimana, e probabilmente non solo di questa, è dato dal viaggio di Benedetto XVI nel suo paese d'origine, tra bagni di folla, contestazioni, applausi, voci di dimissioni al compimento dell'ottantacinquesimo anno nell'aprile 2012.

    Ripercorreremo qui il discorso del papa al Reichstag , dove Ratzinger ha anzitutto rievocato i legami con la "patria tedesca", ma sottolineando, in quanto capo dei cattolici, la propria "responsabilità internazionale": un velato richiamo alle responsabilità internazionali altrui, e in particolare della Germania? Lo suggerirebbe il racconto biblico sulla salita al trono di re Salomone e la sua preghiera: "Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male".

 

I governanti devono orientarsi primariamente alla Giustizia, non al successo demoscopico; la politica dev'essere "impegno per la Giustizia" e quindi fattore di Pace. Sicché, a fil di logica, se ci fossero dei governanti che per ipotesi estrema e assurda lasciassero andare in malora un paese, o magari un continente, o addirittura l'intero pianeta e la sua atmosfera, pur di non assumere alcuna seria responsabilità, ossessionati solo dai sondaggi e dall'imperativo della propria rielezione, ebbene questi politici minerebbero la Pace.

    Cadono parole che non possono essere fraintese quando, nel giudizio sul nazismo, viene convocato Agostino: "Togli il diritto – e che cos'è allora uno Stato se non una gran banda di briganti?" Questo fu lo Sato hitleriano, un'associazione per delinquere, che presto divenne minaccia per il mondo intero fino a spingerlo sull'orlo dell'abisso.

    Ma la domanda agostiniana sul diritto resta tuttora valida, in un'epoca caratterizzata dalla potenza tecnico-scientifica: "L'uomo può distruggere il mondo", ha ricordato Benedetto XVI, "può manipolare se stesso. Può, per così dire, creare esseri umani ed escludere esseri umani dall'essere uomini."

     Come riconoscere ciò che è giusto in situazioni eccezionali? Ora, se a formare il diritto in situazioni normali basta di norma il consenso della maggioranza, la Resistenza in Europa non fu maggioranza. Qui Ratzinger ripropone l'assillo circa la verità in politica. E la sua risposta si spinge in un riconoscimento, inconsueto, della tradizione illuminista, bollata in altri tempi con parole di fuoco, venerdì scorso a Berlino riabilitata come fonte di diritto conforme a natura e a ragione.

    Di qui – ha aggiunto Benedetto XVI – "parte la via che porta, attraverso il Medioevo cristiano, allo sviluppo giuridico dell'Illuminismo fino alla Dichiarazione dei Diritti umani". Di qui la ragione occidentale ha assunto un ruolo determinante per "la cultura giuridica dell'umanità" – da Gerusalemme ad Atene a Roma compiendosi infine (due volte!) a Parigi: nella Parigi di Lafayette (1789) e poi ancora nella Parigi di Eleanor Roosevelt (1948).

    La prima metà del discorso berlinese di Ratzinger, di cui abbiamo sin qui riferito, fa culminare la parabola giusnaturalista nelle costituzioni europee nate dopo la Seconda Guerra sotto l'egida della Dichiarazione universale dei diritti umani, nello spirito degli "inviolabili e inalienabili diritti dell'uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo" (Art. 1 GG).

 

Stiamo assistendo al ritorno del figliol prodigo cristiano alla casa madre alessandrina dell'ebraismo e della filosofia? Possiamo dimenticare le persecuzioni cattoliche? A che punto sono i diritti umani dentro la Chiesa? Gli interrogativi non mancano. Dopodiché, però, le conclusioni politiche del discorso ratzingeriano restano in sé lineari e condivisibili: occorre tener fermo al fondamento costituzionale, soprattutto nelle situazioni eccezionali . Anche perché la politica contemporanea, avendo smarrito il senso del fondamento, si addentra sempre più in situazioni potenzialmente eccezionali.

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Cambiando ora argomento ma non troppo, veniamo al caso Italia, nave scuola delle situazioni eccezionali, dove queste si susseguono con una certa regolarità.

     Dal cannoneggiamento dei manifestanti contro la tassa sul pane (1899) alle agitazioni mussoliniane per l'entrata in guerra (1914); dall'instaurazione del regime clerico-fascista (1929) alla Liberazione (1945); dalla nascita della Repubblica (1947) al primo centro-sinistra (1963); dai "rumori di sciabole" del general De Lorenzo (1964) all'assassinio di Aldo Moro per mano brigatista (1978); dall'elezione di Sandro Pertini al Quirinale alla fine della Prima Repubblica (1992-1993); dai governi Berlusconi, Dini e Prodi (1994-1996) all'attuale marasma – nel nostro Paese ogni quindici anni succede qualcosa di grosso.

    Posto che tre lustri corrispondono al tempo che uno impiega per passare dal primo giorno di scuola all'età adulta, allora si è indotti a definire l'Italia come quella zona sismica in cui ogni nuova generazione, una volta giunta alla maggiore età, assiste al terremoto dell'ordine in cui si era formata. "Una generazione se ne va, un'altra viene", diceva l'Ecclesiaste; e in Italia ogni generazione trasloca nella baraccopoli di un nuovo ordine destinato a frantumarsi con la generazione successiva. Carosello che gira. . . nuovo che avanza. . . "E il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri".

    Quando uno inizia a cogliere il senso di questo gran moto circolare, è vecchio. Il vecchio Tomasi di Lampedusa fa dire al suo Gattopardo : "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Prima o poi, tuttavia, anche i gattopardi decedono. E può darsi allora che ci vedremo costretti a uscire dal cerchio delle ripetizioni, ad assumere decisioni gravide di futuro.

    A maggior ragione bisogna tener fermo al fondamento costituzionale. Compito non ovvio né scontato. Perché sarà pur bello giurare sulla Costituzione dei nostri padri e pur utile chiamarla "la più bella Costituzione del mondo", ma onesto sarebbe poi ammettere anche che questa Seconda repubblica ha scardinato l'architettonica costituzionale, completamente.

    Hanno asservito il Parlamento al Governo. Hanno moltiplicato immobilismo, privilegi, instabilità, corruzione, disoccupazione, disparità, miseria, insicurezza.

    E lo hanno chiamato "bipolarismo".

    In nome del "bipolarismo" discende in materia elettorale il fantasmagorico diritto a scegliersi un premier (inteso come dominus di una maggioranza ingessata-ingovernabile).

    In nome del "bipolarismo" c'è chi persegue la reviviscenza del Mattarellum , per "separare la Lega dal PDL e provocare così la caduta dell'attuale governo". E se poi non cade? O se cade prima?

    Sull'altro versante è anche peggio. Sempre in nome del "bipolarismo" c'è chi addirittura propugna la conservazione del Porcellum , allo scopo di evitare, pensate, che il PDL "grande partito del centrodestra" possa subire delle divisioni nel dopo-Berlusconi, non sia mai! che San Epididimo, dotto e deferente, ce lo conservi unito.

    Ci domandiamo se questi strateghi dell'estenuazione tattica bipolare consociata davvero non vedano in che modo, e di quanto, hanno già scombinato il Paese.