venerdì 22 febbraio 2008

Un punto di riferimento

di Andrea Ermano

Per l'Italia che ho lasciato per ragioni di studio io provo la stessa nostalgia di cui parla più sotto Renzo Balmelli in rapporto al sogno caraibico. Sono nato nella seconda metà degli anni Cinquanta. Sono cresciuto nel Belpaese ai tempi della "dolce vita" e ho fatto le scuole all'epoca del movimento operaio e studentesco. Risiedo all'estero da trent'anni. Non ho dovuto subire né la violenza degli "anni di piombo" né l'insostenibile leggerezza di quelli della "Milano da bere" né le vessazioni partitocratiche successive. Non ho interessi da difendere, se non ideali e affettivi. Come altri connazionali all'estero, seguo per passione civile le vicende del mio Paese. E adesso, in questo preciso istante, provo disagio perché penso alla prossima tornata elettorale, entrata nel tritacarne di forze scatenate e opache. Opache anche a sinistra, come mostra bene Felice Besostri nel seguito.

Mi metto nei panni dei miei concittadini in Italia, di chi si troverà a scegliere tra listoni bloccati e anche abbastanza eterogenei. Una gran maggioranza della Camera potrebbe andare al Pdl, contraddetta magari al Senato da una ingestibilità sempre in agguato se tutte le altre foze faranno dei buoni risultati a livello regionale, chi qua, chi là. Comunque sia, il responso delle urne volta verrà trattato anche questa nei palazzi del potere secondo prevalenti convenienze del potere. Sta lì a dimostrarlo il triste destino della laicità (che è la pari dignità dei cittadini "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"). Ma ben oltre questo tema scottante, il popolo di sinistra si chiede quale specifico ancoraggio al mondo del lavoro e alla dimensione politica europea venga "messo in programma" dalle tre forze politiche dell'ex centro-sinistra che, a quanto pare, non stipuleranno apparentamenti elettorali tra loro. Queste forze sono: 1) la galassia PD di Veltroni, 2) l'alleanza Arcobaleno di Bertinotti e 3) il piccolo Partito Socialista di Boselli.

L'unico orizzonte possibile per un'Italia cosmopolita è dato a sinsitra dalla famiglia socialista europea. E l'unica una forza politica a dirlo è a rischio di esclusione dal Parlamento. Forse, il Partito Socialista attendeva la graziosa concessione di qualcuno. Non è arrivata. E adesso il Partito Socialista si ritrova in gravi ambasce. Avrebbe fatto meglio ad ascoltare Spini quando proponeva il dialogo con Bertinotti sul "socialismo del XXI secolo"? Non necessariamente. Ma certo è che la Costituente socialista avrebbe potuto puntare a una semplice alleanza di sinistra, partendo dal valore comune della laicità. Così non è stato. Pazienza.

Qualche esponente dell'ex SDI lamenta di non avere ricevuto da Veltroni la stessa proposta avanzata invece a Di Pietro, il quale manterrà simboli e bandiere in campagna elettorale, avendo però assunto l'impegno solenne di entrare a far parte, insieme al PD, dello stesso gruppo nel nuovo Parlamento. Si tratta, come chiarisce Piero Fassino di un processo di confluenza politico-organizzativa del l'IDV nel PD. E' questo quel che vogliono i socialisti di Boselli? Chi reclama il simbolo della rosa rossa fino ad aprile per entrare poi nelle fila veltroniane a maggio, poteva farlo prima: come Benvenuto, Del Turco, Amato e altri autorevoli esponenti del vecchio Psi che sostengono il progetto di "riunire tutti i riformismi" sotto un unico tetto democrat.

Bella frase, quella dei riformismi. Ma che cosa significa se non si dice poi come ci si colloca rispetto al Socialismo Europeo, al Lavoro e al Vaticano? Fuor di Palazzo, nella realtà, tra gli adulti, si tratta di tre temi politicamente ineludibili. Ma in Italia forse non se ne parla con franchezza per ragioni tattiche. Forse nel nostro Paese questi tre temi stanno diventando se non proprio "tabù", quanto meno degli argomenti, come dire, "per adulti": da non diffondere in Tv durante le fasce protette. E Veltroni, leader politico molto attento alla cura del consenso, evita di affrontare questi temi in modo troppo spericolato. Lo si può comprendere. Ma intanto nulla è chiaro.

Quel che si dice non corrisponde molto né a quel che si pensa né a quel che si fa. Così vanno le cose oggi in Italia. E invece occorrebbe, soprattutto nel nostro Paese, una politica coerente per pensiero, programma e azione. Dopodiché può anche darsi che a tempo debito i rapporti con la famiglia del Socialismo Europeo, con il movimento operaio e sindacale e con la bulimia vaticana verranno ben definiti dal PD. Può darsi che ciò avverrà con generale soddisfazione di tutti o quasi, eccetto De Mita. Ma la coerenza è e resta un'altra cosa, soprattutto se e quando per le proprie idee e convinzioni c'è un prezzo da pagare.

Anche perciò la Costituente socialista, nonostante una rappresentanza parlamentare palesemente a rischio (soprattutto a causa di un sistema elettorale iniquo), resta a nostro giudizio un fondamentale punto di riferimento politico per il nostro Paese.