Il modo in cui l'Italia viene percepita negli altri paesi non può lasciarci freddi, se non altro perché esso influisce sul benessere di tutti che dipende dalla massa e dalla qualità degli interscambi, i quali a loro volta dipendono in misura non trascurabile dalla credibilità internazionale. E la situazione della nostra credibilità all'estero è questa: nei vari rapporti personali o di lavoro emerge regolarmente una nota di compatimento nei riguardi del nostro Paese legata all'attuale presidente del consiglio.
Berlusconi è quel bizzarro signore molto ricco che, lo ricordava Emma Bonino, fa cucù alla cancelliera Merkel in visita di Stato a Trieste, fa stupide battute sulle "kapò" al Parlamento di Strasburgo, fa le corna durante i vertici internazionali in Spagna, fa presente a Sarkozy "di avergli dato la sua donna", e questo nel bel mezzo di una conferenza stampa congiunta a Roma...
Indagato e coperto d'immunità, questo bizzarro signore molto ricco presiede il Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana nonostante le sue dubbie amicizie, nonostante un conclamato conflitto d'interessi e nonostante la sua condizione d'ineleggibilità essendo egli concessionario di servizio pubblico.
Come stupirsi allora se, in ogni conversazione con conoscenti stranieri e in ogni scambio di battute con partner esteri, sempre cade la parola "Berlusconi", con sottintesi non propriamente elogiativi?
Il danno d'immagine, cioè di credibilità, è evidente.
D'altronde, se noi italiani prendiamo alla leggera regole e buonsenso a tal punto da affidare il timone a un uomo cosiffatto, perché mai dovremmo essere presi sul serio?
Senza contare le foto, che hanno fatto il giro del mondo, sui saluti fascisti al Campidoglio o negli stadi di calcio, i "respingimenti" a Pantelleria, le condanne del segretario generale dell'ONU e lo stigma del Presidente Napolitano contro la "retorica xenofoba". Le controreazioni dei ministri e giornali destrorsi a queste autorevolissime prese di posizione ci appaiono per lo più indegne e eirripetibili.
Inesorabilmente, giungono così a scadenza anche le ultime linee di credito che a suo tempo vennero aperte a favore di noi "Italiani brava gente". Era questo un celebre film degli anni Sessanta. Un apprezzato giornalista italo-australiano, Pietro Schirru, lo utilizza tutt'ora per titolare la sua rubrica sui giornali di Sydney. Ma ormai il lascito positivo d'immagine del grande cinema italiano del Dopoguerra, eredità di una stagione di grande impegno anche culturale antifascista, è un meccanismo di simpatia inceppato... Inceppato dallo strapotere interno di una destra televisionaria in rumorosa regressione verso livelli che, per alcuni versi, ricordano il "ventennio".
Né tutto questo avviene per caso, perché il sistema (piduista) di lobbies facente capo a Berlusconi esisteva ben prima della sua "discesa in campo" ed è stato inalveato nell'alleanza vaticana per sopravvivere a Berlusconi stesso, grazie un "blocco sociale" che è quello che è.
Quindi i sondaggi oceanici del Cavaliere aumentano le perplessità nell'opinione pubblica internazionale e riducono ulteriormente la nostra credibilità: "Che cosa sta succedendo in Italia?" Se lo chiedevano già quindici anni or sono, gli osservatori internazionali. Figuriamoci oggi.
Ed è in questo contesto, si badi, che tra poco più di un mese andrà in scena il referendum elettorale di Guzzetta e Segni. Se il "Sì" prevalesse, confortato dal quorum, il Pdl andrebbe all'incasso, stravolgendo in modo definitivo e irreparabile ogni residuo equilibrio istituzionale.
Lo scenario è stato riassunto alcuni giorni fa da Massimo Bordin in colloquio con Stefano Passigli su RED TV. Se passa il referendum, dice Bordin, Berlusconi e i suoi potranno affermare che, mutata la legge elettorale, occorre sciogliere il Parlamento per andare a nuove elezioni.
In forza del nuovo sistema elettorale, che è stato definito un Super-pocellum perché premia il partito di maggioranza relativa, Berlusconi ritornerebbe in Parlamento con il 55% dei seggi. Assommati a quelli della Lega e di altri alleati minori le destre potrebbero superare la soglia del 66% dei seggi.
Questa "maggioranza qualificata" consentirebbe loro di mettere in cantiere una riforma costituzionale non più soggetta a vincoli di conferma referendaria. In tal modo verrebbe introdotta, senza possibili resistenze, l'elezione diretta del Capo dello Stato.
A quel punto diranno a Napolitano che farebbe bene a dimettersi...
Insomma, tra due o tre anni Berlusconi potrebbe salire al Colle, divenendo capo praticamente assoluto dell'Italia, un capo noto in tutto il mondo per le cose che già abbiamo detto. Ma non le abbiamo dette tutte. Perché c'è ancora l'"affare privato" che l'oipinione pubblica internazionale ha recepito più o meno così: "La moglie non ne poteva più. Berlusconi (72 anni): Divorzio per una diciottenne". Che dire?
Dai tempi di papa Borgia, il quale coltivava rapporti scabrosissimi con la figlia Lucrezia, è difficile ravvisare un livello di vergogna superiore a quello che attualmente pesa sulla nostra povera Italia.
Ma abbiamo raggiunto almeno il pavimento? Possibile che un Paese che ha tremila anni di storia scivoli ulteriormente sulla china attuale?
Sì, purtroppo, è possibile. Ed è possibile proprio perché all'orizzonte, come s'è detto, vediamo stagliarsi il mostruoso Super-Porcellum. Grazie al quale potremmo presto veder salire il Cavaliere al Quirinale, con una dotazione di potere esecutivo rafforzato fatto salvo il perdurante potere di nomina dei parlamentari (liste bloccate!).
Senza contropoteri!
Un Settantaduenne che "frequenta le minorenni"?!
Non possiamo allora non domandarci se il futuro capo-di-tutto non soffra di una grave fissazione.
È questo narcisismo patologico a indurre il Settantaduenne ai convegni privati con le veline? È questo narcisismo patologico che induce il Settantaduenne a farsi reimpiantare la nera chioma? È questo narcisismo patologico a indurre il Settantaduenne a rifiutare il corso naturale del tempo e dunque ogni basilare saggezza di vita?
Per carità, intendiamoci, i leader hanno ciascuno una sua psico-patologia. Ma c'è un limite a tutto. Sull'amicizia con Noemi, la ragazzina che aspirava a diventare velina (e dopo, magari, anche deputata) -- Berlusconi ha fornito una versione poco chiara.
Su ciò il quotidiano "La Repubblica" ha posto alcune domande. Legittime. Anzi, doverose.
Finora la risposta dell'interessato è consistita nel sollevare una polemica-polverone, lanciando oscure accuse di complotto all'indirizzo del giornale.
Ciò non fuga, ma aggrava nell'opinione pubblica il sospetto che egli abbia recato oltraggio alle leggi, spudoratamente, mentendo sul proprio operato, e contestando (in veste presidente del Consiglio!) la libertà di stampa.