venerdì 11 dicembre 2009

Interlocuzioni al plastico

Cosa Nostra nel "biennio orribile" 1992-1993 ha condotto una sorta di interlocuzione al plastico volta a condizionare la transizione dalla Prima alla Seconda repubblica.

Non è dato ancora sapere quali fossero i "soggetti" e quali i "progetti"cui la catena  di efferati delitti rispondeva, ma la logica in cui s'inquadra è quella "Strategia della tensione" che ebbe inizio il 12 dicembre di quarant'anni fa con la Strage di Piazza Fontana.

di Andrea Ermano

Sentir dire che il Presidente del Consiglio della sesta o settima potenza industriale sarebbe il mandante di alcune stragi compiute nel suo stesso Paese dalla criminalità organizzata? È normale questo?

    La tesi di cui sopra viene da tempo adombrata dall'europarlamentare Giuseppe De Magistris e dal giornalista di Repubblica Giuseppe D'Avanzo. Ma non si tratta di semplici illazioni. Qualche giorno fa sono filtrate registrazioni nelle quali il Presidente della Camera riportava le cose di cui sopra, definendole "un'atomica". Poi è venuta la volta di Gaspare Spatuzza, che ha ribadito in tribunale le cose di cui sopra in qualità di pentito e testimone. Infine il vecchio giornalista Lino Jannuzzi ha ricordato come già il boss Salvatore Cancemi avesse dichiarato le cose di cui sopra un bel po' di anni fa, anch'egli di fronte ai giudici.

    Insomma, serpeggia in Italia la leggenda nera secondo cui Silvio Berlusconi e il suo fido compagno Marcello Dell'Utri sarebbero "i responsabili delle stragi" compiute dal braccio terroristico di Cosa Nostra nel biennio 1992-1993.

    Sapevamo finora che dietro alla sequela di attentati c'era una qualche mafia. Ma per quale ragione mai Cosa Nostra potrebbe aver avuto interesse a una seconda "Strategia della tensione"?

    Ecco due risposte ipotetiche.
    prima ipotesi - Una prima ipotesi consiste nel vedere l'organizzazione mafiosa come struttura tecnicamente in grado di realizzare attentati e perciò prescelta in vista di una seconda "Strategia della tensione". Manovalanza sanguinaria che serviva non a destabilizzare ma a ri-stabilizzare il sistema (in analogia con la prima "Strategia della tensione") evitando cioè che il crollo della Prima repubblica approdasse a esiti inaccettabili per il vecchio blocco di potere.

    seconda ipotesi - Una seconda ipotesi consiste nel vedere Cosa Nostra come soggetto autonomo che, nel caos di fine repubblica, decide per propria iniziativa di condizionare la politica, e ciò per regolare dei vecchi conti, ma anche affinché, nella "transizione", si evitino approdi inaccettabili in rapporto agli interessi consolidati della "borghesia mafiosa".

    La differenza tra le due ipotesi, che non si distinguono molto rispetto allo scopo finale (condizionare le dinamiche politiche della "transizione"), starebbe dunque nel "soggetto" che decide di sollecitare e fare spazio a interlocutori "ragionevoli", capaci di "salvare" il Paese dai "comunisti" ante portas.

    Nella prima ipotesi il "soggetto" coinciderebbe con un aggregato di poteri forti e deviati: una vecchia conoscenza, che fa nuovamente parlare di sé, nel quarantennale di Piazza Fontana.

    Nella seconda ipotesi il "soggetto" starebbe più semplicemente in una qualche "cupola" vittima di furore megalomane.

    Lo stato dell'arte, per quel che si sa, è da riassumersi così: 1) La "cupola corleonese" per bocca di Riina giura la propria estraneità ai fatti. 2) Alla "famiglia palermitana" dei fratelli Graviano appartiene il pentito Gaspare Spatuzza che sostanzialmente accusa Berlusconi e Dell'Utri di avere promosso delle stragi con "morti che non ci appartengono". 3) Il figlio di Ciancimino, ex sindaco Dc di Palermo, afferma che, parallelamente alle stragi, ebbe luogo una trattativa tra Stato e Cosa Nostra. 4) L'esistenza di una "trattativa" viene confermata dal procuratore nazionale Piero Grasso dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia.    

    Allo stato attuale dei fatti si sarebbe portati a ritenere attendibile la seconda ipotesi. Dell'Utri e Berlusconi avrebbero cioè lanciato in pista la loro "Forza Italia" per corrispondere a un accordo di sistema nel quale il nuovo partito doveva garantire il blocco di potere conservatore. In questo disegno politico vagamente craxiano può essersi inserito a un certo punto il mondo sommerso, ma influente, che ruotava intorno all'andreottismo e al piduismo della Prima repubblica, facendo leva sugli interessi della "borghesia mafiosa".

    Per Berlusconi "scendere in campo" coincideva con i suoi interessi di imprenditore deciso a salvarsi da una spirale che minacciava di finir come nel caso di altri uomini d'affari coinvolti in Tangentopoli. Una serie di esplosioni gli ha, se non aperto, facilitato la "discesa", ma in un quadro di coincidenze, nel quale si inseriscono i contatti tra il boss Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri.

    Cucendo i dati in una prospettiva tutto sommato verosimile, parrebbe dunque che la mafia abbia condotto una sorta di "interlocuzione al plastico" nella transizione dalla prima alla seconda repubblica. Il che confermerebbe la "seconda ipotesi". E nella "seconda ipotesi" si muove il giornalista di Repubblica Giuseppe D'Avanzo quando scrive che le stragi e le bombe "sono tappe di una lucida e mirata progressione terroristica" volta a creare "un sistema politico più poroso agli interessi di Cosa Nostra, umiliata e sconfitta con la sentenza della Cassazione (1992) che rende definitive le condanne del primo grande processo alla mafia".

    Come credere allora alla "prima ipotesi", e cioè che Dell'Utri e Berlusconi si fossero messi invece a ordire stragi, loro stessi in veste di mandanti? 

    D'Avanzo prende le mosse dai socialisti che con Claudio Martelli "molto promisero e nulla mantennero". Sono loro l'obiettivo "che conduce a Roma, nel 1991, la créme dell'Anonima Assassini di Cosa Nostra. Nella Capitale sono Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Vincenzo Sinacori. Hanno armi leggere. Devono uccidere Claudio Martelli (ministro di Giustizia), Giovanni Falcone (direttore degli Affari Penali), Maurizio Costanzo".
    Ma il disegno omicida ad armi leggere viene revocato, per essere riproposto in grande stile un anno dopo, con tecnica dirompente.

    Perché?
    Gaspare Spatuzza ritiene che, in quel momento, sia accaduto qualcosa: "Muta il progetto. Appaiono nuovi soggetti. Non sono ancora un partito politico, ma presto lo diventeranno", chiosa D'Avanzo.

    Quali "soggetti nuovi"? Quale "progetto mutato"? D'Avanzo considera "ingenuo" ritenere che Forza Italia nasca come "partito della mafia". Perché l'esistenza di punti di contatto tra la macchina politica e la macchina mafiosa non equivale a un'identità tra le due macchine. Del pari "ingenuo" sarebbe credere che la nascita di un nuovo partito "incubi in un vuoto" cioè semplicemente nell'avvitamento della Prima Repubblica.

    In realtà, l'avvitamento della Prima repubblica nasce dal simultaneo sfarinamento della DC e del PCI in atto a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Questo sfarinamento rischia di favorire l'unica classe dirigente alternativa disponibile sul mercato politico italiano, che era quella craxiana dei Martelli, Formica, Spini e De Michelis, sotto la leadership intellettuale di Giuliano Amato.

    L'opzione alternativa finisce sotto le macerie di Tangentopoli.
    Ma intanto s'avanza la "gioiosa macchina da guerra" di Achille Occhetto, trionfatore alle amministrative del 1993 con Sansa eletto sindaco a Genova, Cacciari a Venezia, Illy a Trieste, Rutelli a Roma, Bassolino a Napoli, Orlando a Palermo.

    Sarebbe questo lo scenario rispetto al quale erano state revocate le "armi leggere" nella logica di un "progetto mutato"? Ma, allora, qual è l'ipotesi da seguire?

    In conclusione, restano per ora opache le ragioni non solo di ciò che avvenne in quell'epoca di cosiddetta transizione, ma anche i motivi di quel che sta succedendo adesso, sotto i nostri occhi. E però senza dubbio non accade spesso di sentir dire che il Presidente del Consiglio del tuo Paese sarebbe un mandante di stragi "terroristico-mafiose". Nel quarantesimo anniversario dalla Strage di Piazza Fontana.