Editoriale di Andrea Ermano - sabato 11 dicembre 2010
Un anno fa, in qualsiasi città europea, ci prendevano in giro per via del “lettone di Putin”, le escort, le minorenni ecc. Ma nei dodici mesi trascorsi l'establishment italiano ha compiuto notevoli progressi sul solco della sua perversione.
Tariffe parlamentari. E voti di fiducia.
Brindisi vaticani alla salute di Silvio il Munifico, che Iddio ce lo conservi. E miliardi di euro al clero.
Mutui. Promesse. Candidature. Sottosegretariati. E deputati migranti da gruppi di parvenu a gruppi di parvenu.
Notizie che fanno due o tre giri del mondo.
Quando la “sindrome weimariana” giunge alla fase dello scatenamento cinico, i furbi cancellano ogni tributo (ormai inutile, pensano loro) del vizio alla virtù.
Oggi, in qualsiasi città europea, appena apprendono che sei italiano, gli vedi calare una velatura sugli occhi. Hai come l’impressione che si vergognino per noi.
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Esca o meno confortata da fragili basi parlamentari, e a quale prezzo, la reputazione dell’attuale premier è pari solo alla coesione del centro-destra. Un’anatra zoppa.
Il problema si sposta, ora, nel campo della sinistra, la cui strategia non può che consistere nel perseguimento di una sua minima unità, sia pure nell’orizzonte plurale dei soggetti socialisti, ecologisti e liberaldemocratici che vogliono concorrere al governo del Paese.
Per fare questo, occorre imprimere una decisa spinta neo-frontista alle dinamiche politiche della sinistra italiana.
Le grandi mobilitazioni popolari che continuamente si sono succedute in questo lungo autunno (e che fortunatamente si susseguono mentre scriviamo: oggi è il giorno di Bersani) costituiscono il bandolo dell'intricata matassa.
Se questo ciclo di mobilitazioni continuerà e se saprà rimanere dentro la logica pacifica che finora è sostanzialmente prevalsa – e a tal fine bisogna guardarsi da ogni violenza, foss’anche soltanto verbale – allora in Italia matureranno le condizioni per quell’alternativa di sinistra che attendiamo da una vita e che è assolutamente necessaria alla salute della nostra democrazia. (11.12.2010)