lunedì 4 luglio 2011

Un mega-trend globale

Lo smaltimento dei rifiuti napoletani funziona perfettamente, con tanto di raccolta differenziata e lavaggio bisettimanale dei cassonetti, ma nel solo quartiere di "Gomorra" assurto a fosca celebrità criminale nell'omonimo libro di Roberto Saviano.
    Gli altri quartieri partenopei sono abbandonati all'immondizia. Le esalazioni mefitiche salgono al cielo secondo complessi arabeschi di strategie criminali, transitando per i polmoni innocenti dei bambini di quei paraggi.
    Per dovere di cronaca, occorre aggiungere che il crimine organizzato non si occupa solo di rifiuti a Napoli, ma di quasi tutto in quasi tutte le città d'Italia, inclusa la Lombardia, il Piemonte e tutta la Val Padana.
    Sempre per dovere di cronaca, occorre ricordare che tutto il mondo è paese. E che la mafia italiana costituisce solo una tra le tante realtà criminali, dilaganti da Cina, Russia, Giappone, Stati Uniti e la lista potrebbe continuare.
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C'è un mega-trend globale per cui la criminalità organizzata si va sempre più politicizzando e la politica sempre più criminalizzando. Già Falcone lo diceva molti anni fa. Di recente ne hanno scritto anche gli Alti Commissari dell'ONU per la lotta alla droga.
    È imbarazzante constatare come l'economia malavitosa rappresenti una realtà planetaria finemente ramificata. La Gomorra globale ha capacità finanziarie enormi; in forza delle quali essa può influenzare il mondo creditizio (soprattutto in uno scenario di sottocapitalizzazione). E si sa che, tramite la finanza, i mass media diventano duttili e malleabili, per esempio lungo il canale degli approvvigionamenti pubblicitari.
    Così, qualunque istituzione dipendente dal consenso dei cittadini, sul quale i perdetti media sperimentano le loro strategie di persuasione, può, in realtà, ritrovarsi esposta a sollecitazioni occulte.


Non esiste, ovviamente, una Spectra dedita al governo occulto del pianeta, anche perché gli interessi criminali sono ontologicamente costituiti come frammentari, inadatti a produrre aggregazioni di lunga durata.
    Non di meno, però, la loro efficacia dirompente sulle istituzioni della decisione politica ha conseguenze potenzialmente sovversive, non prive di analogia con l'abbattimento dell'economia reale che avviene per effetto di una speculazione finanziaria sempre più scatenata.
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Nei traffici di esseri umani destinati alla schiavitù, alla semischiavitù e/o alla prostituzione, nel commercio delle droghe, delle armi, delle tecnologie, di materiali rari ecc. la Gomorra globale sta disarticolando il mondo della vita nei cinque continenti (la carnevalizzazione dell'esistenza dei nostri giovani è solo uno dei portati più preoccupanti di tutto ciò).
    E allora c'è poco da stupirsi se si producono ovunque reazioni di chiusura e di paura, né deve stupire che chiusure e paure vadano poi a cercare delle forme attraverso cui esprimersi, trovandole per lo più nelle varie tradizioni identitarie.
    Qui, in questa falsa dialettica – tra la desertificazione gomorriana da un lato e l'ambigua reazione identitaria dall'altro – auroreggia un'eclisse: l'eclisse della politica. Ed ecco che abbondano le supplenze proprio perché latita ogni capacità di decisione coordinata e così ci si approssima alla situazione del "vuoto politico": situazione temibile, come insegnava il gran padre Nenni.
    Contro il "vuoto", ognuno può contribuire a restituire autonomia alla politica, intensificando il livello di partecipazione e mobilitazione, com'è miracolosamente accaduto in Italia nelle recenti tornate amministrative e referendarie.
    Occorre tenere ben fermo, però, il piano della legalità repubblicana che, per quanto ci concerne, ha il suo architrave nell'indipendenza della pur perfettibile magistratura italiana.