La città sulla Limmat inaugura il primo toponimo in lingua italiana e lo dedica a due figure storiche della Società Cooperativa, che il 18 marzo entra nel suo 105° anno di attività.
di Andrea Ermano
Si è svolta a Zurigo il 9 marzo scorso l'inaugurazione della "Piazza Cella", con scopertura della targa toponomastica (primo toponimo in lingua italiana in città), un bel discorso della municipale socialista zurighese Esther Maurer e la lettura di alcuni passaggi tratti da "Nonna Adele - Das Damoklesschwert" da parte dell'attore Francesco Fiordeponti (nella foto qui sotto: la targa toponomastica).
Ecco la dicitura:
Piazza Cella
Erminia Cella (1888-1959)
Wirtin im Restaurant "Cooperativo" (1935-1952),
damals Treffpunkt der antifaschistischen
italienischen Emigration und Mutter von
Ettore Cella (1913-2004),
Schauspieler und Regisseur.
In italiano: <<Piazza Cella - Erminia Cella (1888-1959), Gerente al Ristorante "Cooperativo" (1935-1952), allora punto d'incontro dell'emigrazione antifascista italiana, e madre di Ettore Cella (1913-2004), attore e regista>>
Alla cerimonia erano presenti una quarantina di persone, altre ad alcuni funzionari dell'amministrazione cittadina al seguito di Esther Maurer. Per la famiglia di Ettore c'era il suo compagno di una vita, Richard Lenggenhager, per la società Cooperativa hanno presenziato Amilcare Biagini (decano dei soci cooperatori e figlio del compagno co-fondatore Alessandro Biagini), il presidente emerito Sandro Simonitto e chi scrive.
Il problema della denominazione dello spazio urbano era stato posto da un comitato di abitanti del quartiere, che chiedevano di battezzare il luogo "Piazza Angelo", dopo che un portinaio di nome Angelo era stato ucciso in quel luogo un anno fa.
L'amministrazione non ha ritenuto che quella denominazione fosse del tutto rispondente ai requisiti regolamentari e di legge, decidendo che il luogo venisse dedicato a Erminia ed Ettore Cella, in segno di riconoscenza nei riguardi di tutta la comunità italiana.
Crediamo di interpretare il comune sentire diffuso nelle nostre fila estendendo tale riconoscimento a tutte le altre comunità di lavoratori emigrati. Lo facciamo in quello spirito di fratellanza internazionalista che da sempre contraddistingue i socialisti e che ci pare più attuale che mai oggi, in un'epoca a forte vocazione cosmopolita.