A margine della Lectio magistralisdi Mario Tronti per il novantacinquesimo compleanno di Pietro Ingrao.
di Andrea Ermano
Un fatto politico rilevante è accaduto, proprio nel giorno dei risultati elettorali, martedì scorso, a Roma: la Camera dei Deputati ha festeggiato i novantacinque anni di Pietro Ingrao, Presidente emerito dell'Aula di Montecitorio e rappresentante autorevolissimo della sinistra italiana, al pari di alcuni capi di Stato, come Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, nonché l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che proprio in queste ore ha rinviato al Parlamento un provvedimento del governo: provvedimento rinviato alle Camere non in quanto sarebbe manifestamente anticostituzionale, ma, si badi, in quanto è sgangheratamente anti-operaio.
Della sinistra “operaista” Pietro Ingrao, classe 1915, diciannove lustri sulle spalle, è stato un esponente storico, ma egli è stato anche un partigiano resistente, oltre che un cultore raffinato e precoce di poesia, fin dal lontano 1935, quando si piazzò secondo ai Littoriali della cultura e dell'arte. A onor del vero, dai “Littoriali” fascisti emersero giovani di grande talento, che rivestiranno (paradossalmente, ma non troppo) un ruolo di rilievo nella costruzione della nuova Italia repubblicana. Accanto a Ingrao ricordiamo qui: Michelangelo Antonioni, Carlo Bo, Luigi Comencini, Renato Guttuso, Franco Modigliani, Aldo Moro, Vasco Pratolini, Paolo Emilio Taviani, Antonello Trombadori e Giuliano Vassalli.
La lectio magistralis in onore di Pietro Ingrao è stata tenuta dal professor Mario Tronti, che attualmente presiede il “Centro studi per la Riforma dello Stato”, ma che è senz’altro più celebre, soprattutto presso i reduci del Sessantotto, come quell’intellettuale eretico comunista che, insieme all’intellettuale eretico socialista Raniero Panzieri, fondò nei primi anni Sessanta i Quaderni Rossi, leggendaria rivista-vangelo dell’operaismo italiano.
Nella sua prolusione, che consigliamo di riascoltare sul sito di Radio Radicale (v. sotto), Mario Tronti ha voluto ripercorrere alcune fondamentali questioni legate tema “Persona e Politica”.
Ed esattamente in questo punto sta, a nostro giudizio, il dato politico più rilevante della settimana.
L’Italia è giunta, infatti, alla soglia di una stagione decisiva, nella quale il sistema rischia di avvitarsi in una brutta crisi d’ordine, se non riuscirà ad avviare quel percorso delle riforme di cui si discute da molto, troppo tempo, in modo inconcludente.
Oggi molti commentatori, consapevoli del pericolo, si interrogano su quali debbano essere i progetti condivisi di riforma, in virtù di cui le forze politiche potrebbero portare finalmente a compimento la transizione italiana.
Senza nulla togliere all'importanza di questo dibattito, bisogna però tenere presente che il presupposto primario di ogni condivisione riformatrice proficua consiste nella capacità di raccordare concretamente l’idea di Politica con, appunto, l’idea di Persona, perché da tale raccordo, e solo da esso, si attinge alla sostanza della legalità costituzionale.
Solo da una filosofia politica della persona può prendere le mosse un nuovo “arco costituzionale” capace di riformare lo Stato (e ripetiamolo qui: riformare significa sì decidere e rinnovare, ma senza forzature emergenziali).
Quindi è una buona notizia che, in occasione del novantacinquesimo compleanno di Pietro Ingrao, un tassello si aggiunga nel segno di una filosofia politica della persona a quel nuovo “arco costituzionale” che, una volta formatosi, potrebbe innescare un percorso riformatore.
La lezione magistrale del professor Tronti ci segnala che intorno alla filosofia politica della persona si registra un consenso vasto e consapevole, anche presso eredi di culture politiche da noi e fra loro lontanissime.
È un motivo di speranza per il nostro Paese.
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Non possiamo ripercorrere qui la densa riflessione trontiana su "Persona e Politica", e ci limitiamo perciò a qualche breve glossa.
“Persona” significa “dignità umana”. Questo è il punto d'Archimede per un agire pubblico nel quale le idee della Giustizia e della Libertà informano (necessariamente!) lo Stato come sistema di relazioni sociali fondato sul diritto.
L’ADL appartiene a una tradizione politico-culturale partecipe del binomio ideale di Giustizia e Libertà fin dai tempi in cui Carlo Rosselli elaborava “Il socialismo liberale” e parallelamente Guido Calogero sviluppava il suo “liberalsocialismo”, provocando per altro la reazione sdegnata dei difensori dell’ortodossia liberale (Benedetto Croce) e comunista (Palmiro Togliatti).
Croce liquidò sbrigativamente il binomio Giustizia e Libertà definendolo un "ircocervo", inteso come animale immaginario e impossibile, mezzo capro e mezzo cervo, flatus vocis privo di significato reale.
Solo la Libertà, secondo Croce, poteva assurgere al rango di “Idea” in senso proprio e primario, mentre la Giustizia rappresentava un mero “concetto derivato” (e specularmente, per i marxisti ortodossi, solo la Giustizia poteva di contro rientrare in un genuino orizzonte materialistico, mentre la Libertà restava un’astrazione fraudolenta dell’idealismo borghese).
Ora, a parte che l’espressione “ircocervo” risale in ultima analisi al giovane Aristotele, il quale probabilmente aveva osservato su esotici tappeti d’oriente la presenza di certi animali, che venivano raffigurati con corna di capro e proporzioni di cervo, gli “ircocervi” appunto: i quali "ircocervi", ignorando di essere ritenuti immaginari in Europa, hanno continuato le loro scorribande sulle immense pianure dell’Africa durante i ventiquattro secoli trascorsi da Aristotele a Benedetto Croce fino ai giorni nostri.
A parte questo, va detto che l’idea di Persona (cioè di dignità umana) può essere intesa proprio come un “ircocervo necessario”, in cui è essenzialmente contenuta l’idea della Libertà e proprio perciò è essenzialmente implicata anche l’idea di Giustizia. Solo la Giustizia, infatti, è una forma legittima di relazione tra Persone libere (una volta esclusa come illegittima la forma della schiavitù).
Contro l'illibertà, l'ingiustizia e l'arbitrarietà del potere, Kant negli ultimi anni della sua vita riassunse la questione come segue: “Una sostanza consapevole della propria libertà è Persona, ha anche diritti” (OP II, 1213).
Questo “ircocervo necessario” è la sostanza di ogni filosofia politica della persona, ed è la chiave di volta su cui si regge la struttura architettonica dei diritti, dunque del Diritto, dunque dello Stato di diritto e quindi anche della nostra Costituzione repubblicana.
Si parva licet, ci associamo con sincero affetto agli auguri per Pietro Ingrao.
Per ascoltare - Lectio magistralis di Mario Tronti in occasione del novantacinquesimo compleanno di Pietro Ingrao, "Persona e politica" - vai al sito di RR: http://www.radioradicale.it/scheda/300484/persona-e-politica-lectio-magistralis-di-mario-tronti