domenica 2 maggio 2010

Ma che cos’è quest’Italia ?

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di Andrea Ermano

Dopo Marx, aprile, si diceva una volta. Quest'anno il mese d’aprile sembra dominato da una ricapitolazione vertiginosa del nostro Novecento nazionale.

    Le giornate della politica italiana sono scandite dai fantasmi di Giolitti, Mussolini e Alberto Sordi. La cosiddetta seconda repubblica si configura ormai come un mix di notabili (in sostituzione di correnti e partiti), di gesti arbitrari (in sostituzione di regole e procedure) e di auto-parodie (di chiara marca sordiana, appunto).

    C’era una volta (qualche giorno fa) una Costituzione che non permetteva al premier di governare, risolvere i problemi della gente, guarire le malattie.

    E allora il premier ordinò a Calderoli (sempre qualche giorno fa) di fare le riforme, assolutamente, anche a colpi di maggioranza.

    Ma fin dalle prime interlocuzioni un gran dissidio scoppiò tra il premier stesso e il Presidente della Camera, perché a quest'ultimo non è chiaro se l'unità nazionale rientra o meno nelle aspettative di vincita del Paese mentre per il premier non è chiaro se il Paese sia compatibile con le leggi ad personam.

    Prontamente, il premier ha ripreso a minacciare e vellicare il presidente dissidente, ma avendo contemporaneamente cura di raccontare delle simpatiche barzellette al pubblico. Il senso politico è stato esplicato così: le riforme non sono poi così importanti; l’importante è lasciare che il governo governi.

    Un popolo, a questo punto, sarebbe portato a concludere che governare si può, si poteva e si sarebbe potuto.

    Stacco musicale.

    Fiumi azzurri e colline e praterie. Dove scorrono dolcissime le mie malinconie. L'universo trova spazio dentro me. Che anno è, che giorno è? 

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"Il pubblico ludibrio di un bipolarismo in fase terminale", titola un quotidiano oggi. E Massimo Cacciari avrà le sue buone ragioni giolittiane nell’augurarsi che adesso Berlusconi non precipiti troppo precipitevolmente, perché allora sì che il marasma sarebbe totale.

    Dobbiamo per questo rallegrarci del forte sostegno vaticano a Tremonti e, persino, allo spirito della Lega, nel nome del padre e del figlio? Mentre i “sacri palazzi” ospitano una vera e propria ridda di udienze e incontri, in parte segreti, in parte riservati, in parte sbandierati, sul versante legislativo il presidente della Camera, Gianfranco Fini, descrive gli effetti del debordare leghista sul centrodestra, il Governo e il Paese.

    “Si dà corso, per compiacere alla Lega, a ipotesi secondo cui il bambino che è figlio di un immigrato che perde il posto di lavoro, e che quindi diventa ‘clandestino’, è cacciato dalle scuole esattamente come se si trattasse di un bambino di serie B. Il rispetto per la dignità della persona! E non potete dire che non è vero!”, ha denunciato ieri il Presidente della Camera in un mirabile discorso politico di fronte alla direzione del suo partito: “Sento dire che bisogna che i medici facciano la spia e, se un immigrato clandestino va in un ospedale, bisogna che i medici lo denuncino!”.

   Sì, dov'è rimasta la dignità della persona se il Vaticano benedice la Lega?

    Be’ certo, come potrebbe il Santo Padre rinunziare al suo “cortile di casa”? E certo l'Italia val bene un po' di acqua santa per quell’ottusa trota che odia tutti i “centocinquantatré grossi pesci” di cui parla il Vangelo.

    Ne viene fuori una bella dose d’ironia della storia. L’ex leader del MSI è oggi il maggior campione della resistenza istituzionale alla xenofobia, mentre sul pontefice tedesco, che benedice Bossi e Berlusconi per motivi non puri e non belli, aleggia la smorfia dell’Albertone nazionale, il più sgangherato auto-sghignazzo che il genio italico sia riuscito a produrre nella seconda metà del secolo scorso.

    Ma, poi, che cos’è quest’Italia, che ai clerical-padani mai piacque, se non un’equazione geo-politica con troppe, troppe, troppe incognite, formulata per celia, in modo inestricabilmente enigmatico, da una qualche arcaico dio pitagorico, priva di soluzioni reali?

    Chissà. Ora vedremo se l’Italia è ancora un paese capace di virtù repubblicane, e se magari ci siano donne e uomini che -- attivi nel mondo delle istituzioni, del lavoro, dell'economia e delle idee -- si preoccupano dell’interesse generale, prima che sia troppo tardi, senza lasciarsi vellicare dagli allettamenti del potere, senza lasciarsi impressionare da ricatti e minacce. Questo è il nostro augurio più fervido e sincero.